Ieri ho potuto ascoltare per ben due volte il Presidente del Consiglio Renzi, in due diversi contesti, che rispondeva a domande provenienti da interroganti ugualmente diversi.
Anticipo le mie impressioni finali: ho avuto la percezione di incontrarmi con due persone distinte, o perlomeno ho trovato stridente il contrasto fra il Renzi statista ed il Renzi comunicatore. A favore, ovviamente, del secondo.
Renzi alla Camera per il Question Time – 3/12/2014
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Doveva essere la porta di ingresso alla metropoli europea vagheggiata, ancora un decennio fa, dall’allora Sindaco Elvio Ubaldi. “Parma Città Cantiere”, lo slogan che aveva attirato consensi unanimi (da parte dell’establishent locale) o comunque maggioritari (da parte dei cittadini), si è tradotto in parte in un complessivo miglioramento estetico ed infrastrutturale della città. Negli anni rampanti dell’ubaldismo, tuttavia, si è persa un po’ la bussola.
Una città di servizi per tutta l’area vasta circostante. Una capitale, finalmente, europea. I sogni di gloria dei Farnese, dei Borbone, di Maria Luigia provavano a prendere forma a cavallo del nuovo millennio grazie al Bonaparte di via Montanara. Stampa e TV locali elogiavano il grande Sindaco che intendeva dotare la città di una metropolitana e rivoluzionare la stazione ferroviaria per adeguarla ad un flusso crescente di persone, competenze, affari.
Il Ponte a Nord, comprensivo di uffici, vetrine e negozi, avrebbe dovuto essere il biglietto da visita della nuova Parma europea per tutti coloro che sarebbero arrivati nella città emiliana con l’autostrada. Parma sede dell’Authority alimentare (EFSA), destinata ad occupare uno spazio proprio in prossimità del nuovo ponte.
Poi la grandeur è continuata con il delfino di Ubaldi, Pietro Vignali, che inizialmente ha confermato e rilanciato tutti i progetti del Napoleone emiliano. Come l’avventura dell’Imperatore francese, anche quella delle giunte civiche o di centro-destra è finita male: inchieste giudiziarie, debiti alle stelle, opere faraoniche mai iniziate o, peggio, iniziate ma bloccate dalla mancanza di denaro.
Il Ponte a Nord è stato realizzato, come la nuova sede dell’EFSA. Tuttavia è, tuttora, desolatamente vuoto. Vetrina delle eccellenze alimentari? Incubatore per start-up di giovani? Il nodo della destinazione deve essere ancora sciolto. Poiché la metropoli ubaldiana non si è realizzata (per fortuna, mi scappa di dire), il Ponte a Nord, a prescindere dai giudizi sulla sua estetica, fatica a trovare una sua funzione nella Parma afflitta dagli scandali e dalla crisi economica.
Beninteso, a me piace. Ma ha il vizio originario di rientrare in una visione della città ormai superata.
Due vie del vicino comparto EFSA portano i nomi impegnativi di Giulio Cesare e Carlo Magno. Ecco, se a Parma la classe dirigente si fosse un po’ meno identificata nei due grandi comandanti, non avremmo forse avuto il problema di riempire un ponte di uffici, negozi, attività.