Riforma autonomie: ecco cosa (forse) ci aspetta. Parole d’ordine: federalismo dinamico e differenziato

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Cartina dell'Italia suddivisa in Regioni - Fonte Wikipedia

Il primo testo che vi presento, pubblicato sul sito del Ministro per gli Affari Regionali, è stato presentato il 28 Maggio 2014 dalla Ministro Lanzetta alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Riporta alcuni interessanti spunti relativi alle prossime mosse previste dal Governo Renzi in tema di riordino del sistema delle autonomie e del loro rapporto con il governo centrale.

Vi segnalo, a tal proposito, le seguenti “parole chiave”.

FEDERALISMO DINAMICO = possibilità di attribuire più autonomia alle Regioni che si dimostrino in grado di far fronte alle specificità del proprio territorio.

LEGGE 56/2014 = riforma Delrio delle autonomie (cosiddetta abolizione delle Province e istituzione Città Metropolitane).

TAVOLI TECNICI istituiti per favorire un passaggio indolore di competenze dalle Province ai nuovi enti definiti dalla Legge 56.

SOGGETTI AGGREGATORI = centrali di acquisto della pubblica amministrazione, da riordinare ed informatizzare attraverso una centralizzazione a livello regionale (e-procurement).

AREE INTERNE = il nuovo nome delle aree svantaggiate o disagiate o con problemi di sviluppo o montane, etc., in cui occorre garantire la concreta fruibilità dei servizi secondo una “idea cooperativa” dei rapporti fra Stato e piccoli Comuni.

CULTURA DELLA LEGALITA’ come base dello sviluppo socio-economico di ogni territorio.

DUE DILIGENCE da applicare ai conti degli enti locali.

COOPERAZIONE AMMINISTRATIVA tra livelli di governo, da rafforzare attraverso le CONFERENZE e l’attribuzione alle REGIONI della possibilità di CONFERIRE ULTERIORI FUNZIONI AMMINISTRATIVE AGLI ENTI LOCALI.

SEGRETARIO COMUNALE = figura che presenta incoerenze (appartiene al Ministero dell’Interno ma presta servizio nel Comune). Sarà quindi rottamato (si chiede il redattore)?

 

Il secondo testo che vi propongo, pubblicato sempre sul sito del Ministro per gli Affari Regionali, è stato presentato dalla stessa Ministro Lanzetta nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di “federalismo differenziato”.
Si evidenziano di seguito alcune interessanti considerazioni della Ministro.

  • Il bilancio del funzionamento delle Regioni a statuto speciale può ritenersi nel complesso positivo, ma i migliori risultati sono concentrati al Nord (Friuli, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige).
  • Per questa ragione, si auspica una nuova STAGIONE STATUTARIA in direzione della cosiddetta “SPECIALITA’ RESPONSABILE”.
  • Già il testo all’esame del Senato sulla riforma costituzionale prevede la concreta attuazione, finora mai avvenuta, dell’art. 116 della Costituzione (novato nel 2001) che prevede la possibilità per le Regioni ordinarie di negoziare con lo Stato ulteriori forme di autonomia. La riforma Boschi punta, infatti, ad un FEDERALISMO DIFFERENZIATO con la possibilità di attribuire a singole Regioni la facoltà legislativa in materie di esclusiva competenza statale. Le Regioni potranno, inoltre, delegare le funzioni ai propri Comuni sulla base delle esigenze del territorio.
  • In sostanza, è giusto che i territori più dinamici siano lasciati liberi di legiferare direttamente in ambiti finora di competenza statale, ma avendo cura che i territori più deboli non siano lasciati soli.

I testi sono scaricabili anche sul sito del Ministro Affari Regionali:

http://www.regioniturismosport.gov.it/il-ministro/comunicati/2014/maggio/linee-programmatiche-e-federalismo-differenziato-audizioni-del-ministro-lanzetta/

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Matteconomics: jobs act senza crescita nè sviluppo

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Sono molto sensibile al tema del precariato, essendo io precario – o “atipico”, fantastico neologismo con cui il genio italico nobilita una condizione di sfruttamento (per me l’aggettivo atipico è un complimento!) – dall’inizio della mia vita lavorativa.
Ma leggendo sul giornale la sintesi del primo pilastro del jobs act renzian-polettiano appena approvato sono stato preso da un certo fastidio.
Ma come? – ho pensato – la rivoluzione del Sindaco si riduce a piccole trovate dirigiste tipiche del legislatore italiano “da rottamare” come: proroghe, accorciamenti, sconti contributivi, piani formativi, se entro 45 giorni…, sennò…., obbligo di questo, divieto di quest’altro?
Intanto la Germania registra una crescita economica ininterrotta e tumultuosa, Londra rivive i fasti della cool Britain e la Francia, considerata la malata d’Europa, comunque ci surclassa nei valori di PIL e soprattutto nell’efficienza del welfare state.

Il problema dell’Italia è la crescita, che manca da anni (non ricordo una recessione così lunga), e soprattutto lo sviluppo, che manca da decenni.

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Spero che l’attenzione mediatica che Renzi ha riflesso – attraverso il suo prorompente protagonismo – sulle scuole si traduca in una attenzione più concreta alla qualità del nostro sistema scolastico e formativo: valorizzazione degli insegnanti e degli alunni meritevoli bilanciata da un maggiore riconoscimento economico e sociale per i prof e dalla certezza, per i ragazzi che si impegnano e dimostrano le proprie capacità, di raggiungere le posizioni che meritano nei propri contesti di lavoro.

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Lo svecchiamento delle posizioni di potere non era un obiettivo del Rottamatore? Si riempiano i muri ed il web di concorsi pubblici di idee per attrarre ed utilizzare per il bene della collettività la grande riserva di creatività e di competenza dei ventenni italiani.

Sia dia almeno attuazione al prestito d’onore per l’autoimprenditorialita dei giovani e delle donne disposto dal decreto Destinazione Italia del tanto vutuperato governo Letta.
Forse l’ultimo – criticato e deriso – sussulto di politica economica da parte dei nostri governanti.

Nuova consultazione pubblica del Governo sulla riforma del Terzo Settore

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Il presente testo, pubblicato sul sito del Governo Italiano, propone una consultazione pubblica sul terzo settore. Chi è interessato può inviare una mail di proposta al Governo entro il 13 Giugno 2014. Dopo due settimane successive alla scadenza, il Consiglio dei Ministri approverà il disegno di legge delega che avrà acquisito i suggerimenti provenienti dai cittadini.

Sempre di corsa, la rivoluzione di Renzi manca di….provvedimenti

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Lo so, bisogna aspettare. Matteo Renzi corre, corre. Enrico Letta forse correva di meno.

Non amo le larghe intese, ma neanche le strette. Ho aspettato qualche settimana, ma ora vorrei dirlo. Mi pare che il Governo Renzi non stia ancora ingranando.

Lo noto dai provvedimenti e dalla comunicazione degli stessi. Letta, con tutti i limiti, mi aveva abituato a decreti legge, decreti attuativi, misure e provvedimenti comunicati sul sito del Governo, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, poi magari resi operativi dopo troppo tempo (vedi la Nuova Sabatini)….Insomma a suo modo il Gabinetto Letta aveva ingranato, pur con mille freni e ritardi.

Mi sento più un rottamatore che un conservatore, auspico da subito un ricambio generazionale e la rottura di tutti i vecchi e inefficienti equilibri istituzionali ed economici. In questo senso, posso pure essere renziano (anche se alle ultime primarie votai Giuseppe Civati). Tuttavia mi sento di dire, timidamente, che così non va.

Il cambio di governo richiede dei tempi tecnici, lo immagino: ma qui c’è stato un esautoramento di premier con la motivazione della lentezza, quindi ci si aspetterebbe una accelerazione nei provvedimenti. Io non la vedo. La Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, cosa sta progettando per il nostro sistema produttivo? Finora è venuto fuori uno slogan, “Industrial Compact”: ma che vuol dire? Il sito del MISE trabocca di provvedimenti operativi, ma sono tutti eredità del vecchio governo.

La riforma del bicameralismo studiata dalla Ministra Maria Elena Boschi è interessante, ma presenta pure – a mio avviso – imprecisioni ed ingenuità (perchè eliminare il nome “Senato”? Perchè prevedere la possibilità di attribuire competenze à la carte in capo ad alcune Regioni e non ad altre?). Ho simpatia per la giovane Ministra, che mi sembra competente. Renzi sembra un turbine, ha in effetti rivoluzionato il linguaggio politico ed ha il merito di aver rottamato una classe “dirigente” (così la stessa amava chiamarsi) di centrosinistra assai inconcludente.

Ma vorrei – forse mi sbaglio e in tal caso sarò pronto a riconoscerlo – che il premier stesse più al lavoro a Palazzo Chigi a studiare provvedimenti (o ad eliminare quelli inutili) piuttosto che in viaggio o in TV a dire cose serie ma anche a scherzare.

Penso che non sia più tempo di scherzare.